Intervista a Martina Brazzolotto

a cura di Sabrina Artissi

                                                      Dottoressa Brazzolotto, potrebbe spiegarci il significato di “Gifted Children”?

Il termine “gifted children” non è mai stato semplice tradurlo in italiano. Negli anni Sessanta la professoressa Egle Becchi lo tradusse con “bambini superdotati”. In seguito, negli anni Ottanta, altri esperti, come, per esempio, la dottoressa Federica Mormando, usarono il termine “alto potenziale cognitivo”. Tuttavia, questi termini non corrispondono al significato profondo del termine giftedness, che attualmente traduciamo con “plusdotazione”.

Nessuna ricerca scientifica sostiene che i gifted children siano bambini con dei “super doni”, ma che essi hanno delle caratteristiche frutto di un connubio tra: alte abilità in un settore della conoscenza umana e creatività. Inoltre, la plusdotazione è costituita da tratti non-cognitivi e dipende fortemente dal contesto. Per queste ragioni anche il termine “alto potenziale cognitivo” non è in linea con i principali modelli teorici riconosciuti in ambito internazionale (mi riferisco in particolare a quelli di Renzulli, Gagné, Heller et al.).

Dunque, chi sono i bambini con plusdotazione? Sono bambini con delle particolari potenzialità e con caratteristiche che li accomunano, come per esempio: l’ipersensibilità, la sete di conoscere, la determinazione, il senso di giustizia, la velocità nell’apprendere. Attualmente nella letteratura scientifica (Betts e Neiharts, 1988; 2010) emergono sei profili di gifted children: di successo, creativo, sotterraneo, a rischio, doppiamente eccezionale, autonomo; questo dimostra che non possiamo generalizzare le caratteristiche solitamente più comuni. Ci possono essere profili anche molto diversi tra di loro. Tuttavia, nella mia esperienza decennale come insegnante, formatrice e ricercatrice i profili più comuni sono quelli: “a rischio”, ossia alunni che, nonostante le loro potenzialità, hanno delle difficoltà importanti nella gestione delle emozioni e sono fortemente a rischio di insuccesso scolastico, abbandono scolastico e devianza. Un altro profilo molto comune è quello con “doppia eccezionalità”, ossia quegli alunni che presentano contemporaneamente la plusdotazione e un disturbo dell’apprendimento, oppure una disabilità, oppure un bisogno educativo speciale. Questi due profili, in particolare, necessitano di una didattica innovativa, inclusiva e propensa allo sviluppo dei talenti di ciascuno. Purtroppo, però molti sono i dirigenti scolastici e gli insegnanti che senza un’apposita legge non supportano i gifted children. Speriamo, quindi, che siano al più presto pubblicate le Linee guida nazionali a supporto dei gifted children (già scritte dal tavolo tecnico istituito dall’ex MIUR) e che venga attuata una legge (come c’è già a sostegno degli alunni con disabilità, L. 104 del 1992, e per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento, L. 170 del 2010).

 

A che punto è l’inclusione dei gifted children in Italia?

Negli ultimi dieci anni sono stati fatti molti passi avanti: nel 2012 è stato finanziato per la prima volta in Italia un progetto regionale per formare gli insegnanti e offrire la possibilità di avere delle valutazioni gratuite di plusdotazione. Io sono stata una dei referenti per tutte e tre le edizioni e devo dire che è stato un percorso che ha dato molti frutti, infatti sono state approvate e pubblicate delle Linee guida regionali a supporto dei gifted children, io sono fra gli autori. Nel 2018 è stato costituito un tavolo tecnico dall’ex MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) che ha riunito i maggiori esperti italiani per redigere le Linee Guida nazionali per gli alunni con plusdotazione. Dopo alcuni anni di impegno e sforzo, le linee guida sono state scritte e sono pronte (abbiamo allegato anche un modello di un Piano Didattico Personalizzato -PDP- per gli alunni con plusdotazione); purtroppo, il prezioso documento non è mai stato approvato e pubblicato, a causa del susseguirsi dei continui cambi di governo.

Nel 2019 è stata approvata la nota ministeriale n. 562 che inserisce gli alunni con plusdotazione nella macrocategoria dei Bisogni Educativi Speciali (BES). È la prima volta in Italia che vengono riconosciuti “ufficialmente” i gifted children; quindi, penso che sia un importante avanzamento verso l’inclusione di tutti. Infatti, non in tutti i paesi europei ci sono delle normative scolastiche specifiche per i gifted children.
Negli ultimi anni sta crescendo l’interesse dei docenti per capire come includere gli alunni con plusdotazione. Quindi la scuola sta gradualmente ponendo sempre più attenzione anche ai gifted children. Anche le università italiane si stanno aprendo per aumentare le ricerche nel settore della gifted education, questo è dimostrato dalle molte laureande e da alcuni dottorandi che mi contattano per ricevere una supervisione sul loro lavoro di tesi. Inoltre, stanno nascendo sempre più Master Universitari in Gifted Education, come per esempio quello organizzato dall’Università LUMSA, nel quale vengo coinvolta ogni anno, come docente, per offrire delle lezioni.

Attualmente qual è il suo impegno personale a favore dei gifted children?

Attualmente, tramite il mio Centro Didattica Talenti (Talent Education Center), offro molti servizi sia alle famiglie di gifted children, sia agli insegnanti, sia alle scuole. Un esempio sono i clubs plus (attività online di arricchimento formativo) per bambini e ragazzi curiosi (dai 5 ai 16 anni); ci sono oltre 250 argomenti che possono essere esplorati e condivisi con i pari. In questo periodo sto effettuando anche dei percorsi personalizzati di orientamento scolastico per indirizzare i ragazzi nella scelta della scuola superiore oppure dell’università, sulla base di una attenta analisi delle loro potenzialità e dei talenti. Una volta al mese mi incontro con i genitori di gifted children per affrontare una tematica diversa (gestione delle emozioni, i compiti, doppia eccezionalità, i fratelli, le regole, ecc.), inoltre offro delle consulenze mirate per chi volesse capire meglio quali stili educativi adottare per figli gifted. Per gli insegnanti propongo corsi di formazione di primo e secondo livello, condotti da me, dove i docenti hanno la possibilità di approfondire sia i modelli teorici riconosciuti in ambito internazionale, sia conoscere strumenti pratici e utilizzabili nella quotidianità, per valorizzare le potenzialità e i talenti di ciascuno, oppure per supportare alcuni alunni gifted nella gestione delle emozioni.

So che ha pubblicato dei libri sulla plusdotazione, utili soprattutto agli insegnanti, ce ne vuol parlare?

Gli insegnanti possono iniziare già un’autoformazione leggendo i due libri che ho scritto “La didattica per lo sviluppo dei talenti” (2019) e “La didattica per la plusdotazione attraverso lo sviluppo dei talenti” (2020) editi entrambi dalla casa editrice Pitagora. Inoltre, ho un ruolo di mediatrice tra scuola e famiglia, quando la famiglia necessita di capire meglio cos’è il Piano Didattico Personalizzato (PDP) per i figli gifted e quali strategie andrebbero inserite; oppure per capire come interagire con gli insegnanti che talvolta alzano un muro, negando l’esistenza della plusdotazione. In alcune scuole esiste già uno sportello dedicato alla plusdotazione e anch’io metto a disposizione le mie competenze acquisite nel tempo e nello spazio alle scuole che vogliono dare un servizio in più, e di altissima qualità, alle famiglie e agli alunni.

Lei ha istituito la scuola online “Talenti Live”, come funziona?

Recentemente ho aperto una scuola online “Talenti Live” dedicata ad alunni curiosi dai 6 ai 16 anni, che hanno un ritmo di apprendimento veloce e vorrebbero dedicare più tempo ai loro amici oppure allo sport. Ho aperto questa scuola online anche pensando a coloro che abbandonano la scuola, in quanto potrebbe essere utile per loro frequentare, anche solo per qualche mese, una scuola completamente a distanza. Infine, ho pensato anche a quei bambini e ragazzi che sono in ritiro sociale (hikikomori) e dunque potrebbero beneficiare di una guida che li re-introduca gradualmente nella società.

Martina Brazzolotto, delegata per l’Italia del World Council for Gifted and Talented Children (WCGTC)