Intervento del Presidente Casellati alla Cerimonia inaugurale dell’Anno Giudiziario Tributario 12 Marzo 2021

Presidente Leone,
Vice Presidente Spadoni,
Prof. Antonini,
Signori Ministri,
Autorità,
Gentili consiglieri e gentili ospiti,
sono molto contenta di ospitare in Senato la cerimonia inaugurale dell’Anno Giudiziario Tributario, che mai come in questo momento rappresenta un’occasione strategica di confronto sulle tendenze e sulle sfide di questa giurisdizione speciale.

A causa dell’emergenza sanitaria, sono passati due anni dall’ultima Relazione, svolta nel febbraio 2019, e in questo periodo anche la giustizia tributaria si è dovuta confrontare con una situazione del tutto inedita.
Desidero pertanto rivolgere al Presidente Leone, al Consiglio di Presidenza, ai magistrati tributari delle Commissioni provinciali e regionali e ai giudici della Sezione tributaria della Cassazione il mio più vivo ringraziamento per il lavoro svolto in questi mesi difficili, al fine di garantire anche in un contesto di crisi la continuità di un settore cardine del nostro ordinamento giudiziario.

La giustizia tributaria è un Giano bifronte con due volti, uno speculare all’altro. Essa è infatti chiamata a bilanciare due interessi: da un lato, il diritto del cittadino ad una imposizione fiscale giusta; dall’altro, il diritto dell’amministrazione di applicare i tributi che incidono direttamente sull’economia.
È evidente l’importanza dell’intero comparto solo che si pensi che il valore economico del contenzioso tributario è di circa 40 miliardi di euro, pari ad oltre due punti percentuali del PIL. Sono oltre 60 mila i professionisti, tra dottori commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro, che gravitano intorno al processo tributario.

La giustizia tributaria si conferma pertanto un settore ad alto potenziale economico, la cui rilevanza strategica però non sempre è stata pienamente compresa.
Oltre ad una certa marginalità nelle dotazioni organiche e infrastrutturali, la giustizia tributaria continua a scontare alcuni problemi rilevanti.
Mi soffermo in particolare su tre aspetti relativi al diritto sostanziale, all’andamento della giustizia tributaria e al processo tributario.

Il nostro sistema fiscale è magmatico. Le regole che lo governano sono tra le più stratificate, mutevoli e precarie al mondo. Non è facile per il contribuente orientarsi all’interno delle norme tributarie, tanti sono i margini di ambiguità interpretativa; difficoltà che incontra anche l’amministrazione nella stima e nel controllo delle imposte.
In questa situazione serve introdurre un sistema normativo chiaro dove eventuali modifiche, in ossequio al principio dell’affidamento, valgano solo per il futuro e non per il passato come è invece accaduto in vari interventi legislativi.

Una disciplina chiara, oltre a garantire maggiore certezza del diritto, evita continui e il più delle volte contrapposti interventi interpretativi da parte della giurisprudenza.
Interventi che nella maggior parte dei casi non fanno altro che generare maggiore confusione ai danni del contribuente.
Se il sistema della contribuzione vuole rappresentare uno strumento insostituibile di equità sociale, posto alla base del funzionamento della “cosa pubblica”, il rapporto tra cittadini e Stato deve poggiare sulla trasparenza e sulla conoscenza dei diritti e dei doveri.

Un secondo aspetto non meno rilevante è quello relativo all’identikit del giudice tributario. Non sempre si è compresa l’importanza di investire, culturalmente oltre che economicamente, sulla specializzazione dei giudici tributari.
Il diritto tributario è un settore ad elevata complessità tecnica che non può essere genericamente ricondotto né alla cultura giuridica civilistica, né a quella amministrativa, né tanto meno alle discipline affini dell’economia aziendale o della contabilità di Stato.
Riconoscerne la specialità è quindi il primo passo per presidiare la professionalità e l’indipendenza della magistratura tributaria.

Questo significa valorizzare i profili della competenza, dell’esclusività e della terzietà dei giudici, perché dal loro lavoro dipende la qualità dell’intero sistema di giustizia tributaria.
Infine, un terzo aspetto è quello relativo alla durata dei processi.
Il fattore tempo, che in tutti i settori dell’ordinamento giudiziario è una condizione fondamentale per garantire la certezza del diritto, assume nel settore tributario una rilevanza particolare.
Dall’affidabilità ed efficienza del sistema della giustizia tributaria dipende la possibilità di garantire l’effettiva tutela del contribuente, che è uno dei pilastri del nostro sistema impositivo oltreché un bene di grande valore economico.
Garantire una risoluzione più rapida possibile delle liti fiscali crea infatti certezza e fiducia negli operatori del mercato e questo contribuisce a rendere più competitiva l’economia italiana.

Purtroppo, il procedimento di definizione delle liti fiscali, che pure è mediamente più rapido rispetto a quello di altre giurisdizioni, registra in Cassazione una grave “crisi dell’arretrato”. Sono circa 55.000 i ricorsi tributari pendenti presso la Cassazione e i tempi di giacenza sono in media di 4 anni.
Gli sforzi compiuti dalla Corte Suprema nel 2019 per smaltire il contenzioso sono stati in parte vanificati dal rallentamento dell’attività giurisdizionale dovuto all’emergenza epidemiologica.
Il “collo di bottiglia” che accompagna la sorte delle impugnazioni fiscali presso la Corte Suprema ha alimentato, da più parti, l’appello ad una riforma organica del processo. Sono attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato alcuni disegni di legge in materia.

Non voglio entrare nel merito del dibattito, ma mi domando se le cause dell’arretrato fiscale siano legate esclusivamente a problemi strutturali del rito tributario ovvero se già oggi, a legislazione vigente, si possa fare qualcosa per migliorare la situazione.
Penso ad esempio alla capacità di autoriformarsi di cui la giustizia tributaria ha dato prova telematizzando il processo tributario in tempi rapidissimi rispetto ad altri settori dell’ordinamento giudiziario.
In questa prospettiva, sono certa che il dibattito odierno saprà offrire rilevanti spunti di riflessione sui percorsi che possono consentire alla giustizia tributaria di operare al meglio, dando sostanza e concretezza alla sua centralità nel bilanciamento tra dimensione statuale e sfera del contribuente.

Ringrazio pertanto il Ministro dell’economia e finanze per la sua partecipazione, ringrazio i rappresentanti del Consiglio Nazionale Forense e del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti per le esperienze che oggi vorranno condividere.
Nel rinnovare al Presidente Leone il mio più vivo apprezzamento per la serietà e competenza con cui ogni giorno affronta il suo mandato, sono lieta di ascoltare l’illustrazione della Relazione annuale sulla giustizia tributaria.”